I patti educativi di comunità sono processi di lavoro integrato dove la risposta all'emergenza, allo straordinario che ha proposto la crisi, può diventare spazio per ragionare e sperimentare la scuola che verrà...una scuola che già prima della crisi faticava ad accogliere chi faceva più fatica e che quindi va ripensata. [Franco Lorenzoni]
I patti educativi di comunità sono molto di più di un accordo su buone intenzioni, sono un tentativo di abitare il territorio e di fare in modo che il territorio abiti la scuola; è sicuramente il più potente sconfinamento educativo!
“Ma siamo davvero sicuri di conoscere il nostro paese? Secondo voi qual è il modo migliore per scoprirlo e farlo conoscere agli altri?”, questa è la domanda che i docenti dell'Ic Lozzo Atestino si ponevano a ottobre 2020, quando si scopriva la piccola bottega del paese, abitata da suoni e terre lontane.
I “Patti educativi di comunità” sono strumenti operativi, quindi, per rafforzare la relazione tra famiglie, scuola e territorio, attraverso un approccio partecipativo, cooperativo e solidale; tutti gli attori in campo si impegnano a valorizzare e mettere a sistema tutte le esperienze e le risorse del territorio (per contrastare le nuove povertà educative, la dispersione scolastica, il fallimento educativo di un’alta percentuale dei giovani).
In attuazione del principio di sussidiarietà di cui all'articolo 118 della Costituzione i patti educativi di comunità vengono proposti dalle scuole, ma costruiti insieme agli enti locali, attraverso lo strumento della Conferenza dei servizi. Il Ministero parla dei patti educativi di comunità nell’estate del 2020, una proposta dettata probabilmente dall’urgenza di reperire nuovi spazi per affrontare la difficile riapertura delle scuole in piena pandemia, ma che ha alle spalle una storia lunga, nata soprattutto per contrastare il crescere esponenziale delle povertà educative.
Autonomia e Patti educativi di comunità sono le modalità con cui tante scuole italiane sono già state in grado di valorizzare il rapporto con il territorio e con le forze vive che lo animano, promuovendo modelli concreti di una scuola aperta, coesa ed inclusiva
Elemento fondamentale per il rilancio dell’autonomia deve essere inoltre la possibilità di stipulare Patti educativi di comunità con le istituzioni locali, le organizzazioni produttive e sociali, il volontariato operativo nel territorio, così da predisporre le attività congiunte come parte organica della propria offerta didattica.
Il service learning è una metodologia che rende, a mio avviso, la tecnologia servizievole e crea un profondo ripensamento tra scuola e territorio. Da giugno 2020 abbiamo deciso di investire nei patti educativi di comunità, utilizzando il patto territoriale delle scuole di Modena e del vicentino, poi declinato in uno specifico progetto (Una versione completa è scaricabile al seguente link: urly.it/3bbzb ) .
Il progetto nasce dal bisogno e dalla volontà della scuola e delle famiglie del territorio di Lozzo Atestino, Cinto Euganeo e Vo’ Euganeo di avere degli spazi dove poter rafforzare l’offerta educativa, ludica e culturale creando dei servizi permanenti di welfare comunitario su base territoriale (approccio olistico), in cui bambini e ragazzi possano, nel dopo scuola e nel periodo di vacanza estiva, ritrovarsi per sperimentare idee, evidenziare il proprio talento, costruire ponti tra quanto appreso a scuola e quanto “fatto” nei laboratori pomeridiani, per costruire competenza, utilizzando le nuove tecnologie, e rispondere alle richieste del territorio, costruendo insieme al territorio.
Il progetto, in unione con altri comuni del territorio dei Colli Euganei, si propone di creare una rete di sostegno alle famiglie per contrastare la povertà educativa, contribuendo a migliorare contestualmente le relazioni tra famiglie e nelle stesse famiglie del territorio, anche esaltando le potenzialità di sviluppo economico del territorio attraverso azioni di rigenerazione territoriale in chiave educante.
Lo spirito con cui nasce questa idea è di crescere con il territorio stesso partendo dai suoi bisogni, utilizzando le tecnologie come colano, come acceleratore di creatività, attraverso la realizzazione di poli operativi e poli comunità.
Si definisce un polo operativo, un luogo fisico in cui poter attivare laboratori musicali, di teatro, dii drammatizzazione, di danza o di sport affini, di educazione alla salute, di espressione delle emozioni (atelier creativi), di coding e stampa 3d, di rafforzamento delle competenze STEM, di lingua straniera con l’attivazione di campus estivi, di attività teatrali e musicali in lingua straniera, di attività di educazione ambientale e di promozione della cittadinanza attiva, l’attivazione di un coro di voci, la creazione di un canale YouTube gestito dagli stessi bambini e adolescenti dove potranno raccontare le loro attività.
Si definisce un polo comunità, uno spazio virtuale nel quale saranno coinvolti più attori possibili, non solo scuola e famiglie, ma anche Chiesa e gruppi parrocchiali, Associazioni e gruppi di volontariato che operano nel territorio, Ente locale con il supporto degli Assessori all’Istruzione e al Sociale, servizi locali dell’U.L.S.S. e dei servizi sociali di ogni Comune coinvolto, famiglie allargate e tutti coloro che vogliono portare il loro contributo.
Il Patto educativo di Comunità dell'Ic Lozzo Atetsino così come partito a settembre 2020
Nel polo comunità la dimensione promozionale che caratterizza il progetto sarà integrata alla dimensione preventiva al fine di riconoscere eventuale difficoltà di ogni famiglia, per avviare percorsi,anche individuali, di prevenzione precoci tramite la pianificazione e la realizzazione di progetti individuali di sostegno, in un’ottica di rigenerazione e di contrasto alla povertà educativa.
Le fasi operative per la costruzione di un patto educativo di comunità
La costruzione di un patto educativo di comunità richiede tempo e energie che si misurano in termini di mesi, ma sostanzialmente essi passano attraverso 4 fasi principali.
Fase 1: impariamo dagli altri
I patti educativi di comunità esistono da molti anni in regioni come l’Emilia Romagna, la Lombardia e per alcune province italiane.
In questa fase la Scuola può guardare a queste esperienze, anche attraverso visite in loco, con il dirigente scolastico, alcuni docenti e amministratori locali.
E’ la fase dove si “copia” dalle buone esperienze e ci si contamina.
Ad esempio nelle province di Modena e Reggio Emilia per le tipologie di studenti più vulnerabili vengono promosse azioni di tutoraggio diffuso affidato a studenti universitari, disponibili, dietro riconoscimento economico, ad offrire un servizio di aiuto nello studio sia a scuola che in famiglia. E sempre in Emilia Romagna gli enti locali supportano le scuole con un servizio sanitario su richiesta.
Per contrastare la povertà educativa il Comune di Napoli investe ormai da tre anni 400.000 euro l’anno nei laboratori di coprogettazione. I patti educativi di comunità sono una realtà nella città di Napoli, qui le scuole, i servizi sociali del Comune, il terzo settore e le famiglie sono state chiamate a definire in modo condiviso finalità degli interventi, modalità operative, metodi di lavoro e uso delle risorse, declinando il tutto sulla base dei bisogni territoriali che emergevano nelle lunghe discussioni.
Si fa scuola nei quartieri, con la musica, con il teatro, per strada.
Scrive Carla Melazzini nelle pagine “Insegnare al principe di Danimarca” che occorre dar vita a “una didattica itinerante lungo strade che non sono quelle della propria nicchia antropologica, ma sono tutte le strade della città. Nessun percorso mentale di conoscenza fatto su libri e quaderni può essere innescato dentro aule scolastiche – almeno per i ragazzi come i nostri, ma non solo – se il cammino di piedi materiali su strade non conosciute non sblocca le emozioni da una paura paralizzante. (…) La didattica itinerante diventa (nel progetto Chance) materia curricolare per costruire competenze di cittadinanza, competenze professionali e competenze cognitive. In quest’ordine, perché le prime sono condizione e motore delle altre”.
In questa fase la scuola e gli enti locali definiscono quanto fatto altrove e lo modificano adattandolo al proprio contesto; si definiscono gli obiettivi principali del patto educativo e si tratta una linea operativa per la fase successiva
Fase 2: incontriamo il territorio
E’ questa la fase operativa del Patto.
Si fa una ricognizione delle risorse sociali, civiche, culturali presenti nel territorio e disponibili a contribuire alla costruzione della «comunità educante».
Gli enti locali sono fondamentali per far emergere le associazioni, le cooperative, i centri sportivi, le aziende, fino ai negozi di prossimità che possono essere utili per la realizzazione del patto educativo di comunità
SI definiscono gli obiettivi da raggiungere, attraverso una integrazione tra i percorsi educativi curriculari ed extracurriculari, in sinergia con il personale docente e le famiglie.;
Si stabiliscono gli spazi (non solo scolastici) di utilizzo (anche chiese, musei, agriturismi.. e gli orari del personale a diverso titolo coinvolto, con la chiara definizione del quadro delle responsabilità di ciascun soggetto) .
Si quantificano le risorse finanziarie possibili che allargare non solo il tempo scuola di ogni bambino ma anche il tempo educativo.
Fae 3: sconfiniamo
Una volta che il patto educativo è stato definito, si passa alla fase di sottoscrizione dello stesso, definendo anche accordi e convenzioni (ad esempio per l’uso dei locali con alcune associazioni).
E’ la fase dove si procede concretamente con alcuni progetti.
Nella scuola che dirigo, grazie a fondi dell’Usr Veneto, abbiamo avviato percorsi educativi quali laboratori con la creta, educazione stradale con i go Kart, laboratori di creatività e di imprenditorialità.
I progetti specifici dei patti educativi di comunità abitano il territorio tutto l’anno, 365 giorni l’anno: uscite didattiche sul territorio, laboratori di artigianato locale, cineforum, orientamento scolastico e tanto altro.
Fase 4: rigeneriamo
Affinchè i patti educativi di comunità non si esauriscano in un progetto, occorre renderli sostenibili, attraverso un confronto continuo con il territorio: il rischio è che i patti educativi di comunità possano ridursi in estate a dei centri estivi e in inverno a progetti extrascolastici.
Nella fase 4 si scrivono progetti per reperire risorse da fondi nazionali ed europei e ci si contamina maggiormente con il territorio (vedi una startup in ogni scuola) e con le scuole vicine.
E’ la fase in cui si riportano al centro gli studenti, che devono essere sempre protagonisti dei patti educativi di comunità
Il territorio rappresenta per la scuola un bacino d’utenza, l’insieme di soggetti che sono direttamente o indirettamente interessati ai processi formativi, un fornitore di servizi. Ma il territorio non è solo questo! “la ricerca più avanzata in campo pedagogico e didattico chiede con insistenza alla scuola di aprirsi al suo territorio nella consapevolezza che il ciuffo d’erba (il naturale: il paesaggio) e il “mattone” (il sociale: il paese-città) scorrono lungo una pellicola culturale che l’allieva e l’allievo possono osservare, capire, modificare attraverso la conoscenza diretta e la partecipazione personale. Da sterile deposito di tradizioni inanimate, il territorio si trasforma, allora, in un giacimento di ricchezze e di opportunità che la scuola deve saper cogliere. Con questi presupposti, qui si delinea un Patto Formativo TERRITORIALE tra la scuola e gli altri soggetti formativi e di approfondire i rapporti tra la scuola e gli enti territoriali, intesi come comunione dei reciproci beni ecologici, sociali e culturali.
Giuseppe Miccichè, Patto territoriale dell'Istituzione scolastica con l'Ente Locale per la realizzazione del POF
Lezioni di scienza e alimentazione con la Coldiretti
Corso di fotografia sui colli euganei, patti educativi di comunità Ic Lozzo Atestino
Laboratorio di cucina in un agriturismo a pochi metri dalla scuola
Lezioni di storia e arte a Villa Venier a Vo’ Vecchio
Risorse utili:
Rapporto Finale del Comitato di esperti istituito con D.M. 21 aprile 2020, n. 203 - Scuola ed Emergenza Covid-19
https://www.miur.gov.it/web/guest/-/rapporto-finale-del-comitato-di-esperti-istituito-con-d-m-21-aprile-2020-n-203-scuola-ed-emergenza-covid-19?fbclid=IwAR1iSZcgZNvLIvYDQ-oqeY1XtbzJ7_xi5XtcvLimrGDw7_3HfJB5WlnJd-Y
Il service learning per l'innovazione scolastica, a cura di L. Orlandini, S. Chipa, C. Giunti, Carocci Editore, 2020
L’estate educativa, il libro di raffaele Iosa e Massimo Nutini. http://www.gessetticolorati.it/dibattito/estate-educativa/
Patti educativi Ic Lozzo Atestino
Il progetto: https://docs.google.com/document/d/1x8aOI5Is6fvhxh1fHzyos4wslpZ64iSVT1kW1dnWXoo/edit?usp=sharing
I Patti: https://docs.google.com/document/d/1wQ5Y3U6BQ70-K2HUaHEqfxljEBhj15SoiLfUo9bP8NQ/edit?usp=sharing
Proposte Patti educative estate 2021 Ic Lozzo Atestino
https://docs.google.com/document/d/1AxkfLeI5ZWi9TLBpzWhWLSxP8JvJBaut8ob4-GfuSWg/edit?usp=sharing